Turni notturni (h24)

Aprile 2024

1 L REDENTORE 1 Viale S. Raffaele, 1
2 M CASTELLO 2 Via dei Normanni, 21
3 Me FREZZA 3 Via S. Miceli, 14
4 G INTERNAZIONALE 4 Via dei Mille, 1
5 V ROPERTO 5 C.so G. Nicotera, 73
6 S ROPERTO 6 C.so G. Nicotera, 73
7 D ROPERTO 7 C.so G. Nicotera, 73
8 L FEROLETO 8 C.so Numistrano, 25
9 M S. FRANCESCO 9 Loc. Filicetta, 1
10 Me PARISE 10 Via Nenni
11 G AIELLO 11 Via G. la Pira
12 V DE SANDO 12 Via delle Terme, 54
13 S SALUS 13 Via Leopardi, 34
14 D SALUS 14 Via Leopardi, 34
15 L MALLAMO 15 Via Marconi, 228
16 M PETRONIO 16 Via Basilio Sposato, 13/15
17 Me CAPUTI 17 Via F. Fiorentino, 6
18 G DE SANDO 18 Via delle Terme, 54
19 V SALUS 19 Via Leopardi, 34
20 S MALLAMO 20 Via Marconi, 228
21 D MALLAMO 21 Via Marconi, 228
22 L PETRONIO 22 Via Basilio Sposato, 13/15
23 M CAPUTI 23 Via F. Fiorentino, 6
24 Me DE SANDO 24 Via delle Terme, 54
25 G SALUS 25 Via Leopardi, 34
26 V MALLAMO 26 Via Marconi, 228
27 S PETRONIO 27 Via Basilio Sposato, 13/15
28 D PETRONIO 28 Via Basilio Sposato, 13/15
29 L CAPUTI 29 Via F. Fiorentino, 6
30 M DE SANDO 30 Via delle Terme, 54
         
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Menopausa

La menopausa è una trasformazione fisiologica naturale nella vita della donna  caratterizzata dalla sensibile riduzione dell’attività ovarica accompagnata dalla fine dell’evento mensile mestruazione: una donna è ufficialmente considerata in menopausa dopo un anno dalla sua ultima mestruazione. Il periodo che precede la cessazione della mestruazione, definito pre-menopausa, è il più ricco di sintomi; nel periodo successivo invece, post-menopausa, le sintomatologie generalmente si attenuano ma si può far strada il pericolo di problematiche degenerative (ad esempio l’osteoporosi).

La produzione di estrogeni e progesterone da parte delle ovaie non cessa però all’improvviso: ogni donna arriva all’evento temporale menopausa secondo tempi e modalità assolutamente personali. Mentre i livelli di estrogeni diminuiscono gradualmente, il progesterone cala più bruscamente, segnale del venir meno dell’ovulazione, evento sempre più raro.

In questa situazione estrogeni e progesterone non si bilanciano più; a ciò fanno seguito una serie di variazioni del ciclo mestruale (durata, quantità, ciclicità) e la comparsa di sintomi tipici. A questo disequilibrio l’organismo risponde con un delicato processo di adattamento che si ripercuote su svariati organi ed apparati nel tentativo di bilanciare i livelli ormonali.

I SINTOMI PIÙ FREQUENTI

Le problematiche più diffuse che si manifestano in una donna che si addentra in questa fase della sua vita sono quindi:

Vampate: sensazione che si avverte a livello del viso e del petto, accompagnata da sudorazione e seguite da brividi di freddo. è un vero e proprio sintomo di adattamento, segnale del disequilibrio ormonale in atto e del tentativo del corpo di riequilibrarlo: l’ipotalamo avverte lo sbilanciamento ormonale e cerca di “risvegliare” l’attività ovarica, attraverso la stimolazione dell’ipofisi, a cui le ovaie dovrebbero rispondere. Ma poichè l’attività ovarica è in fase di esaurimento, la risposta allo stimolo risulta inadeguata: l’ipotalamo è sovrastimolato e, in quanto sede anche del centro per la termoregolazione corporea, dà luogo alla manifestazione della vampata.

Ansia e variazioni d’umore: le variazioni ormonali che caratterizzano l’età della menopausa possono portare a sentirsi particolarmente “giù”, ad aver voglia di piangere, ad avere la sensazione che il mondo intero stia per crollare. Nei soggetti predisposti, questi sintomi si possono acuire durante gli anni della menopausa e diventare un limite al normale svolgimento delle consuete attività quotidiane, facendo sentire la donna inadeguata e minando la sua autostima. I sintomi vanno da ansia, disturbi del sonno, irritabilità, vulnerabilità, sino a manifestazioni depressive. Si tratta di segnali di adattamento legati al disequilibrio ormonale in atto e dell’influenza che questo ha sul sistema nervoso.

Caduta dei capelli: il progressivo diminuire delle componenti ormonali femminili può portare ad un aumento relativo dei livelli di androgeni con effetti visibili su cute e annessi cutanei, sedi particolarmente ricche di recettori sensibili agli ormoni maschili. A livello del bulbo pilifero può avvenire la conversione del testosterone in diidrotestosterone (DHT), ad opera dell’enzima 5-alfa-reduttasi. Questa trasformazione, non più mitigata da adeguate

cariche di estrogeni, si fa sentire con la perdita di vitalità del capello, il quale diventa il quale sempre più sottile, spento, opaco, cade.

Osteoporosi: gli ormoni femminili esercitano sulle ossa un ruolo protettivo, sia in termini di vitalità del collagene, sia di deposizione di calcio nella struttura minerale. Il disequilibrio ed il calo ormonale tipici della menopausa possono intaccare la salute delle ossa, se già compromessa da un errato stile di vita protratto negli anni precedenti. La menopausa in sé non scatena l’osteoporosi, è in grado però di aggravarla.

Secchezza vaginale: il venir meno di componenti ormonali può causare anche la perdita di turgore ed elasticità delle mucose genito-urinarie, rendendo difficili e dolorosi i rapporti sessuali ed esponendo al rischio di cistiti e vaginiti. I livelli ormonali inadeguati privano i recettori, di cui la mucosa vaginale è ricca, della loro linfa vitale. Le cellule epiteliali vaginali si assottigliano, perdendo via via turgore e morbidezza e si riduce la produzione di glicogeno, nutrimento per la flora vaginale. Quest’ultima diviene quindi inefficiente e non fornisce le adeguate quantità di acido lattico necessario per la difesa delle mucose. Il pH inevitabilmente si alza, il rischio di infezioni aumenta e la lubrificazione diminuisce.

L’APPROCCIO PER I SINTOMI DELLA MENOPSAUSA

APPROCCIO DI BASE, comune a tutte le donne, qualsiasi siano i sintomi:

  1. Riequilibrare i ritmi ormonali, modulandone gli andamenti irregolari che generalmente si verificano durante la menopausa
  2. Compensare una carenza nutrizionale molto diffusa in Occidente (carenza di magnesio) e contrastare efficacemente lo stress ossidativo, responsabile anch’esso di aggravare le problematiche della menopausa

APPROCCIO SPECIFICO PER I SINTOMI, da associare all’approccio di base, creando soluzioni personalizzate:

  1. Per le vampate: alleviare la sintomatologia delle vampate di calore e sostenere la donna nel processo di adattamento Per l’ansia e le variazioni d’umore: alleviare l’ansia in modo naturale e sostenere la donna dal punto di vista psichico
  2. Per la caduta dei capelli: contrastare la caduta dei capelli in menopausa supportando il riequilibrio ormonale e fornendo nutrimenti specifici per la vitalità del bulbo pilifero
  3. Per l’osteoporosi: agire in modo specifico sulle ossa, proteggendo il collagene e fornendo nutrienti essenziali per la mineralizzazione dello scheletro e per l’assorbimento del calcio
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Prevenzione della malattie

Le malattie più comuni (raffreddore, influenza bronchiti, otiti, tonsilliti, gastroenteriti ma anche cistiti, vaginiti, herpes, etc.) sono causate da microrganismi “patogeni”, ossia in grado di provocare malattie, a differenza dei “fisiologici” che vivono in una sorta di simbiosi con il nostro organismo. I virus, tra i microrganismi più temibili, sono parassiti obbligati intracellulari, ossia per riprodursi devono necessariamente invadere le cellule e sfruttarne i meccanismi di replicazione.

La loro capacità di essere pericolosi per l’uomo è inversamente proporzionale all’efficienza del sistema immunitario; la condizione di disequilibrio immunitario favorisce infatti, oltre al contagio e alla persistenza della stessa malattia virale, una possibile sovrainfezione da parte di batteri e miceti. Il 99% della affezioni dei bambini nei primi anni di vita è di origine virale; purtroppo, errori alimentari, intensificate vaccinazioni ed abuso di farmaci (soprattutto antibiotici), espongono spesso i bambini (e non solo i bambini!) a recidive frequenti e a sovrainfezioni.

La pericolosità delle infezioni batteriche è data soprattutto dalla produzione di tossine. Anche i batteri, così come i virus, possono essere realmente dannosi per l’uomo, ma anche per essi vale il concetto che solo un sistema immunitario non efficiente può spalancar loro le porte e lasciare l’organismo in loro balia. Un’altra categoria di microrganismi che può approfittare della situazione di disequilibrio del sistema immunitario è rappresentata dai miceti. Fanno parte di questa categoria lieviti, muffe e funghi. Alcuni miceti sono in grado di attuare un dimorfismo, ossia passare dallo stato di lievito a muffa e viceversa; il più conosciuto in tal senso e senza dubbio la candida. Questo micete vive normalmente nello stato di lievito su tutte le nostre mucose (in primis nell’intestino tenue) ed è, quindi, un saprofita.

Nel sito intestinale si combatte una guerra continua per il “territorio”; microrganismi fisiologici, ma anche patogeni sono in competizione fra loro e con la candida per l’occupazione dello spazio e l’approvvigionamento. Alcuni fattori legati allo stile di vita quali errata alimentazione (conservanti, additivi, pesticidi, eccesso di zuccheri, etc.), ansia/stress, abuso di farmaci (soprattutto antibiotici), amalgame dentarie (otturazioni a base di mercurio) e tutto ciò che depaupera la flora fisiologica mucosale, favoriscono lo sviluppo della candida, che diventa patogena, portando a sintomi che possono essere non solo intestinali ma coinvolgenti altre mucose (tipicamente la mucosa orale nei bambini, con il classico mughetto, e la mucosa vaginale nella donna, con la vaginite micotica).

In generale, in tali condizioni, lo stato di disbiosi intestinale generalizzato porta anche ad una difficoltà di tutto l’organismo nel contrastare efficacemente le invasioni da parte dei microrganismi patogeni. Disbiosi intestinale significa infatti inevitabile disequilibrio della “bilancia” immunitaria Th1/Th2 e conseguente incapacità dell’organismo di contrastare adeguatamente e prontamente l’agente patogeno “del momento”.

CAUSE E FATTORI PREDISPONENTI

Oltre a quanto già espresso in relazione al ruolo svolto dall’alimentazione (e dello stile di vita in genere) nel peggiorare la disbiosi intestinale e nel determinare disequilibrio/indebolimento del sistema immunitario, un altro aspetto da tenere in considerazione è il rischio che l’alimentazione non corretta possa disturbare il fisiologico equilibrio acido-basico, portando ad acidificazione (condizione che contribuisce pesantemente a diminuire la capacità difensiva).

Il metabolismo di proteine animali, zuccheri e carboidrati raffinati (tra gli alimenti più consumati ed abusati tra la popolazione occidentale, a scapito di frutta, verdura e alimenti vitali) induce la formazione di residui acidi; l’organismo cerca di tamponarli utilizzando i sali basici presenti nei fluidi organici, nelle ossa e nei tessuti.

Se le richieste di tali minerali sono continue e protratte nel tempo la risultante è un corpo demineralizzato, indebolito, infiammato, non più in grado di svolgere in piena forza le proprie funzioni, tra cui anche quella difensiva. Tutto l’organismo risente di tale condizione; il disequilibrio della bilancia Th1/Th2 si esaspera e le mucose, che sono normalmente il bersaglio preferito di virus, batteri e miceti, hanno difficoltà a svolgere il ruolo di prima linea nella difesa da tali patogeni.

Da quanto sinora esposto si comprende facilmente che un adeguato stile di vita ed un equilibrato sistema immunitario giocano un ruolo chiave non solo nel far sì che le varie popolazioni microbiche fisiologiche rimangano in pacifica convivenza e non provochino danni all’organismo ospite, ma anche nel contrastare efficacemente qualsiasi agente microbico patogeno provenga dall’ambiente che ci circonda. Il sistema immunitario efficiente ed in equilibrio, unitamente ad un corretto stile di vita, sono garanzia di salute; l’equilibrio immunitario è l’unica arma veramente efficace nei confronti delle invasioni da parte di qualsiasi tipologia di agente patogeno e nella prevenzione di qualunque genere di malattia.

L’APPROCCIO PER LA PREVENZIONE DELLE MALATTIE si basa su 4 aspetti fondamentali:

  1. Agire per via sistemica con un prodotto in grado di favorire il ripristino dell’equilibrio del sistema immunitario
  2. Integrare la microflora con probiotici (e prebiotici), specifici a seconda della fascia d’età, per promuovere l’eubiosi e favorire l’immunità intestinale bilanciata, unitamente a GSE e principi funzionali vegetali utili per le naturali difese organiche
  3. Seguire una dieta adeguata per promuovere le naturali difese organiche
  4. Adottare uno stile di vita volto ad alleviare ansie e stress, per consentire all’organismo di autorafforzarsi

Intolleranze alimentari

PRIMO “CAMPANELLO D’ALLARME” DELLO STATO DI SALUTE
L’APPROCCIO PER LE INTOLLERANZE ALIMENTARI si basa su 3 aspetti fondamentali:
3. Adottare uno stile di vita volto ad alleviare ansie e stress allo scopo di contrastare “l’aggressione” emotiva del tratto intestinale

L’intolleranza alimentare è una reazione infiammatoria che si sviluppa quale conseguenza del contatto prolungato del sistema immunitario con macromolecole indigerite di un determinato alimento. Tutto ha origine dalla mucosa intestinale, luogo di contatto tra il “mondo esterno”, rappresentato dagli alimenti che ingeriamo, ed il “mondo interno”, costituito dal flusso sanguigno e dai nutrienti che vi circolano.

A livello intestinale vi sono tre “schieramenti” di protezione: 1) la flora batterica benefica che compete con i microrganismi patogeni (“cattivi”), impedendone l’adesione e la proliferazione; 2) la barriera selettiva costituita delle cellule della mucosa, saldamente adese le une alle altre, grazie a delle strutture dette “giunzioni serrate”; tale barriera, se integra e funzionale, viene attraversata solo dai nutrienti vitali (aminoacidi, monosaccaridi, etc.), mentre è in grado di respingere le macromolecole indigerite e le tossine; 3) il sistema immunitario presente nella sottomucosa che si attiva al contatto con eventuali sostanze estranee, dando il via alla risposta infiammatoria. Se la mucosa intestinale rimane integra in tutti i suoi aspetti, l’organismo è protetto dall’ingresso di sostanze dannose; in caso contrario avremo l’insorgenza di intolleranze alimentari.

LE CAUSE

Errato stile di vita e alimentazione sbilanciata alterano nel tempo l’integrità della mucosa intestinale facendo venir meno la sua capacità di barriera selettiva: è così che si crea il presupposto per l’insorgenza delle intolleranze alimentari. All’origine vi è sempre la compromissione della flora batterica residente (primo strato): qualunque fattore ne alteri l’equilibrio, favorisce la proliferazione di specie patogene (come la candida) che risultano lesive per la mucosa intestinale (secondo strato), favorendo la formazione di un intestino che possiamo definire un “colabrodo”, attraverso il quale passano macromolecole e tossine che attivano il terzo “strato”, il quale, nel tentativo di contrastare l’aggressione”, mette in atto una risposta infiammatoria.

Stando così le cose è facile comprendere come tutto ciò che altera la composizione della flora microbica intestinale è causa, presto o tardi, di intolleranze alimentari. Ecco che allora, già nell’infanzia, un mancato o insufficiente allattamento al seno, o errori nel corso dello svezzamento, poiché non favoriscono lo sviluppo della flora microbica protettiva, sono in grado di innescare la “miccia” che porta allo sviluppo di intolleranze.

All’alterazione della flora microbica concorrono inoltre: abuso di farmaci (antiulcera, lassativi, antinfiammatori e, primi fra tutti, antibiotici), additivi chimici, metalli pesanti, pesticidi presenti nei cibi, ma, soprattutto, l’assunzione di alimenti che possiamo definire “sbagliati”, perché favoriscono lo sviluppo di una flora microbica intestinale costituita da numerose colonie di patogeni o, addirittura, possono risultare direttamente lesivi verso la mucosa stessa. Quali sono questi alimenti “no”?

Innanzitutto il latte ed i latticini, che, a causa dell’elevata quantità di caseine (proteine di difficile digestione che tendono ad incollarsi all’intestino umano), favoriscono la proliferazione dei microrganismi “cattivi”, lesivi per la mucosa intestinale; senza contare che gli stessi peptidi indigeriti di caseine, entrando nell’organismo attraverso l’intestino “colabrodo”, si comportano da antigeni, innescando quel sovraccarico immunitario che è all’origine delle intolleranze alimentari. Anche la carne è causa di intestino “colabrodo”.

L’intestino umano è troppo lungo per smaltire in velocità i residui che derivano dall’alimentazione carnea; questi residui, stanziando troppo a lungo nell’intestino favoriscono la crescita della flora microbica putrefattiva, che, giorno dopo giorno, danneggia la mucosa intestinale. L’altro grande gruppo di alimenti, all’origine di intestino “colabrodo”, è quello degli zuccheri e dei carboidrati raffinati. Questi infatti favoriscono la crescita della candida patogena, tra le principali responsabili della formazione di intestino “colabrodo”.

LE CONSEGUENZE A BREVE, MEDIO E LUNGO TERMINE

I primi sintomi di intolleranza iniziano a manifestarsi quando si supera il “livello soglia”, ossia quando ormai l’organismo “non ne può più”. Tra questi sintomi i più frequenti sono ad esempio: gonfiore addominale, stipsi, diarrea, stanchezza cronica, mal di testa, dermatiti, pruriti, herpes labiale recidivante, afte gengivali, predisposizione a bronchiti, sinusiti croniche recidivanti, a cistiti e vaginiti ricorrenti, e molti altri ancora.

Tali sintomi sono l’evidenza con cui il nostro organismo ci segnala che c’è qualcosa che non va! Se ignorati, finiranno con il peggiorare o con il presentarsi sempre più frequentemente.

Il protrarsi nel tempo di questo stato di intossicazione, sovra-stimolazione immunitaria e infiammazione cronica innesca inoltre uno stato di NON SALUTE che tenderà inevitabilmente e progressivamente a peggiorare, con la possibilità di sfociare, un giorno, nella comparsa di malattie ben più gravi. Esempi di patologie che possono avere questa origine sono: morbo di Crohn, colite ulcerosa, malattie autoimmuni, psoriasi, stati depressivi, allergie, cancro, diabete, cardiopatie, disfunzioni della sfera sessuale, menopausa problematica, malattie infiammatorie articolari.

Ecco che allora possiamo considerare le intolleranze alimentari il primo “campanello d’allarme” di uno stato di salute non ottimale. Da ciò si comprende come, qualsiasi sia la problematica di salute, l’approccio migliore per risolverla parta sempre dalla risoluzione delle

intolleranze alimentari. Illustriamo quindi, a seguire, ciò che costituisce la base per favorire la risoluzione e per prevenire le più svariate problematiche di salute, al fine di costruire, in associazione all’alimentazione adeguata, la salute a lungo termine.

  1. Affrontare e risolvere il problema di fondo, con un prodotto ad uso sistemico che svolga contemporaneamente le seguenti funzioni: a) ripristinare l’integrità della mucosa intestinale; b) ottimizzare il terreno intestinale e favorire il corretto metabolismo; c)promuovere il drenaggio delle tossine e migliorare la funzionalità degli organi preposti
  2. Correggere la disbiosi intestinaleattraverso una dieta adeguata

Influenza

L’influenza è una tra le più comuni malattie infettive, acuta e con esordio improvviso, causata principalmente da due tipi (A e B) di specie virali appartenenti alla famiglia degli Orthomyxoviridae. Il contagio può avvenire facilmente, attraverso goccioline di saliva emesse con la fonazione o materiale prodotto dalle mucose nasali (starnuti e tosse) che, dispersi nell’aria, trasmettono le particelle virali da una persona affetta, o in fase di incubazione, ad una sana; anche il contatto diretto (di mani o oggetti infetti) può essere motivo di trasmissione del virus. Nell’arco di 1-3 giorni si manifestano i sintomi tipici: brividi e febbre, cefalee, dolori osteo-muscolari, mal di gola, spossatezza, nausea, disturbi intestinali ecc.

Spesso associato all’influenza, ma anche come problematica a sè stante, può presentarsi il raffreddore comune, scatenato invece dall’attacco a livello di mucose nasali da parte di alcune particolari categorie di virus influenzali, principalmente i Rhinovirus. Se trovano le condizioni favorevoli, i Rhinovirus infettano le cellule della mucosa delle prime vie respiratorie provocando infiammazione, dilatazione dei vasi sanguigni della mucosa nasale, richiamo di liquidi e sovrapproduzione di muco.

Compaiono così i sintomi tipici: sensazione di naso chiuso, scolo nasale, starnuti frequenti, lacrimazione abbondante. Queste manifestazioni, come anche il rialzo della temperatura corporea tipico dell’influenza, rappresentano la risposta difensiva dell’organismo che cerca di eliminare ciò che ha turbato il suo equilibrio. Influenza e raffreddore sono estremamente contagiosi sia perché i virus diffondono facilmente nell’ambiente, pertanto è facile venirne a contatto, sia perché mutano con estrema rapidità eludendo le difese del sistema immunitario.

CAUSE E FATTORI PREDISPONENTI

La possibilità di contrarre influenza e raffreddore aumenta quanto più il sistema immunitario dell’organismo è debilitato e in disequilibrio. L’equilibrio del sistema di difesa, determinato dalla flora microbica e dal sistema immunitario propriamente detto, è infatti di fondamentale importanza nella prevenzione e nella lotta alle aggressioni microbiche.

Tale equilibrio, su cui si fonda il mantenimento dello stato di salute, è tanto più a rischio quanto più si conduce uno stile di vita “sregolato”; con ciò si intendono non solo l’abuso di fumo, di alcool, l’eccesso di stress, ma anche l’abitudine ad un’alimentazione ricca di zuccheri, di carboidrati raffinati, di grassi saturi, di latticini e povera invece di cibi vitali, ricchi di fibre e di vitamine; per non parlare dell’abuso di farmaci (in particolare antibiotici) che alterano la flora batterica fisiologica che ricopre le mucose, indebolendone le difese e facilitando l’attacco dei patogeni.

Chi soffre frequentemente di raffreddore, chi ad ogni stagione di “becca” l’influenza, non è predisposto o “sfortunato”, come spesso erroneamente si crede! Il suo ammalarsi spesso è il frutto di uno stile di vita che non è idoneo al mantenimento dello stato di salute e che favorisce invece l’attacco da parte dei virus! L’abuso dei farmaci tradizionali per combattere l’influenza e il raffreddore (antipiretici, antidolorifici, decongestionanti nasali, ecc.) oltre a non risolvere le cause, poiché assolutamente inefficaci su di esse, porta generalmente al peggioramento e al rischio di insorgenza di sovrainfezioni batteriche. Inoltre, l’errato ricorso agli antibiotici (assolutamente inefficaci ed inutili in caso di attacco virale) non fa altro che ampliare lo stato di disequilibrio, rendendo ancora più fragile l’organismo ed esponendolo più facilmente a nuove infezioni.

L’APPROCCIO PER INFLUENZA E RAFFREDDORE si basa su 5 aspetti fondamentali:

  1. Agire per via sistemica con un prodotto in grado di interrompere, assunto ai primi sintomi, l’evoluzione dell’aggressione virale,risolvendola rapidamente ed evitando l’insorgenza di complicazioni
  2. In caso di sintomi alle vie aeree, favorire la pulizia “selettiva” ed il drenaggio delle fosse nasalied intervenire con una terapia aerosolica per l’espettorazione e la decongestione delle vie aeree
  3. In caso di sintomi quali mal di gola, tosse, produttiva o secca, e/o manifestazioni intestinali,utilizzare le formulazioni, a base di GSE e principi vegetali, specifiche per tali problematiche
  4. Seguire una dieta adeguata per rafforzare l’immunità delle mucose e correggere la disbiosi intestinale
  5. Adottare uno stile di vita volto ad alleviare ansie e stress,per consentire all’organismo di autorafforzarsi.

Helicobacter pylori

L’Helicobacter pylori è un batterio che, nonostante l’acidità dei succhi gastrici, è in grado di sopravvivere nello stomaco e ivi può stabilirsi. Il batterio produce infatti un enzima, l’ureasi, che, attraverso la liberazione di ammoniaca, neutralizza l’acidità gastrica nelle immediate vicinanze della sua superficie consentendogli così di proliferare indisturbato. Le sostanze secrete dal batterio e i movimenti che esso compie (possiede flagelli che gli consentono di spostarsi con movimenti spiraliformi) sono lesivi per la mucosa gastro-duodenale.

Poiché esso vive immerso nella mucosa gastrica, con duplice funzione secretiva e protettiva, la sua presenza e il logorio da esso esercitato provocano sia problemi digestivi sia infiammazioni alle pareti dello stomaco e del duodeno. Nell’adulto l’H. pylori può essere per anni asintomatico, per poi rendersi evidente con manifestazioni patologiche quali dispepsia, alitosi, malattia da reflusso gastroesofageo, gastrite, ulcera gastrica e duodenale.

Numerosi studi hanno evidenziato che l’H. pylori è presente nel 90% dei casi di ulcera duodenale e nel 70% dei casi di ulcera gastrica. Inoltre, l’infezione da H. pylori aumenta il rischio di lesioni gastriche nei pazienti trattati con farmaci antinfiammatori non steroidei(FANS). La contaminazione cronica da H. pylori è anche chiamata in causa nella patogenesi del carcinoma e del linfoma gastrico, con conseguenze ancor più preoccupanti. Recentemente è stato anche evidenziato che l’infezione da H. pylori può essere associata a fenomeni cutanei (orticaria, dermatiti, eczemi, ecc.), conseguenti alla produzione di istamina e leucotrieni da parte del sistema immunitario, come tentativo dell’organismo di neutralizzare il batterio.

CAUSE E FATTORI PREDISPONENTI

L’infezione da Helicobacter pylori è piuttosto diffusa, si calcola che ne sono affetti il 20% dei ventenni, il 40% dei quarantenni e il 60% dei sessantenni. La trasmissibilità può avvenire per via oro-orale, oro-gastrica e oro-fecale. Sembra improbabile che il batterio possa risiedere nel dorso della lingua e nella placca dentale, è più probabile in vece che esso possa essere occasionalmente presente nella bocca a causa di rigurgiti gastrici e che venga eliminato all’esterno attraverso il vomito. Il sistema immunitario (S.I.) ha un ruolo fondamentale nell’impedire l’insediamento del batterio quando l’organismo ne è inizialmente contaminato.

Se ben equilibrato, infatti, il S.I. è in grado di contrastare il batterio prima che questo riesca a farsi strada nello strato mucoso protettivo che riveste le pareti dello stomaco. Importantissima a questo scopo è la presenza nell’intestino di una flora batterica benefica equilibrata capace, da una parte, di difendere direttamente l’apparato digerente (creando un ambiente ostile agli aggressori), dall’altra di istaurare quell’indispensabile collaborazione immunitaria con il sistema linfatico delle mucose che stimoli e renda efficienti le capacità difensive generali dell’organismo.

Purtroppo si sta assistendo sempre più ad un peggioramento dell’equilibrio microbico intestinale: l’alimentazione occidentale è poco equilibrata e produce effetti decisamente negativi sul delicato equilibrio dell’ecosistema intestinale, in quanto prevede insufficienti apporti di fibre ed un’eccessiva assunzione di carboidrati raffinati e di proteine animali.

Oltre a ciò, il cibo “tecnologico” del mondo occidentale contempla la spesso inconsapevole assimilazione di conservanti, coloranti, pesticidi, estrogeni ed antibiotici che, a livello intestinale, hanno un vero e proprio effetto “devastante” nei confronti della flora batterica fisiologica. Tutto ciò porta a disbiosi intestinale e, di conseguenza, alla così ampia diffusione dell’infezione da H. pylori. L’utilizzo di antibiotici, comunemente impiegati dalla medicina ufficiale per eradicare il batterio, può portare allo sviluppo di resistenza batterica oltre a peggiorare la disbiosi intestinale e ad indebolire ulteriormente le immunità naturali dell’organismo, innescando continue recidive.

L’APPROCCIO PER L’ HELICOBACTER PYLORI si basa su 5 aspetti fondamentali:

  1. Agire a livello sistemico con un’azione antibatterica naturaledi provata efficacia (grazie alla presenza di Estratto di semi di Pompelmo) nell’eradicazione dell’infezione da Helicobacter pylori e allo stesso tempo innocua sulla flora intestinale fisiologica
  2. Agire a livello sistemico al fine di favorire la riparazione della mucosa danneggiata dalla presenza dell’Helicobacter pylori,lenire l’infiammazione e proteggere l’epitelio rafforzandone così la capacità di difesa nei confronti degli agenti aggressivi
  3. Apportare sollievo dai sintomi che possono conseguire all’infezione da Helicobacter pylori:acidità gastrica, difficoltà digestiva, bruciori e dolori di stomaco
  4. Adottare una dieta adeguata volta alla correzione della disbiosi intestinalee al conseguente rafforzamento delle difese
  5. Consentire al corpo di autorafforzarsi modificando abitudini di stile di vita errato.

Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB)

LINEE GUIDA PER IL TRATTAMENTO DELL’ IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA

Con il termine di Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB) si fa riferimento all’ingrossamento della ghiandola prostatica, fenomeno fisiologico che ha inizio dai 40 anni di età ed evolve progressivamente (ne sono affetti circa il 70% degli uomini dopo i 60 anni). La prostata è situata posteriormente alla vescica ed ha la funzione di produrre ed immagazzinare nei suoi acini ghiandolari il liquido seminale, nutrimento degli spermatozoi. è attraversata dall’uretra e dai dotti eiaculatori, provenienti dalle vescicole seminali, i quali a loro volta confluiscono nell’uretra. Vi sono poi una serie di canalicoli minori che servono a convogliare nell’uretra il secreto prostatico prodotto nei singoli acini.

Con l’avanzare dell’età la porzione centrale della ghiandola tende a svilupparsi in maniera eccessiva. Ciò porta alla compressione e al restringimento del lume dell’uretra e al conseguente insorgere di problematiche legate prevalentemente a disturbi della minzione.

I sintomi più tipici, caratterizzati essenzialmente dalla “difficoltà” di urinare sono: l’aumento della frequenza urinaria sia diurna che notturna, la diminuzione della forza del getto urinario, la minzione intermittente e la sensazione di incompleto svuotamento della vescica. Le pareti di quest’ultima, costretta ad uno sforzo maggiore per espellere l’urina, tendono a sfiancarsi,

compromettendo progressivamente la funzionalità vescicale; inoltre, la permanenza dell’urina in vescica può innescare fenomeni irritativi, formazione di calcoli e proliferazione batterica, portando ad infezioni (cistiti, uretriti e prostatiti) che nei casi più gravi possono arrivare a coinvolgere anche i reni. Inoltre, l’ipertrofia prostatica benigna trascurata, unita alle infezioni che ne possono derivare, è una delle cause principali di sviluppo di disfunzioni sessuali (calo del desiderio e disfunzioni erettili). Le difficoltà erettili dopo i 40 anni dipendono nel 65% da cause organiche ( IPB e prostatiti trascurate nel tempo), mentre il calo di testosterone si collega direttamente alla diminuzione del desiderio, accentuato dalle implicazioni psicologiche che ne derivano.

CAUSE E FATTORI PREDISPONENTI

Una delle cause più tipiche dell’ingrossamento del tessuto ghiandolare prostatico va ricercata in pregressi episodi di prostatite non adeguatamente curati che possono aver portato ad infiammazioni della prostata, perdita di elasticità tissutale e conseguente formazione di tessuto fibrotico. Nei soggetti giovani con problematiche intestinali (stipsi, candidosi, colite ecc.) lo sviluppo di infezioni batteriche alla prostata (prostatiti, per l’appunto) è un fenomeno tutt’altro che raro ma non sempre adeguatamente diagnosticato. è così che prostatiti acute trascurate si cronicizzato facilmente costituendo una delle cause principali dello sviluppo di ipertrofia prostatica negli anni a seguire. Rispetto alle modalità con le quali gli agenti patogeni possono raggiungere il tessuto prostatico, il passaggio linfatico transparietale dall’ampolla rettale è uno dei fenomeni più frequenti. La disbiosi intestinale è infatti una delle cause principali dell’insorgere di tali problematiche. Come è noto, la disbiosi intestinale è favorita da un’alimentazione ricca di zuccheri e di carboidrati (disbiosi fermentativa, il che predispone anche alla crescita patogena della candida), dall’eccesso di carne, sia rossa sia bianca (disbiosi putrefattiva) e dall’abuso di farmaci (soprattutto antibiotici). Da ciò risulta che l’igiene intestinale, perseguibile innanzitutto con una corretta alimentazione, è uno degli aspetti fondamentali da tenere in considerazione nel trattamento dei problemi alla prostata. Altri fattori che predispongono alla ipertrofia prostatica benigna sono legati al quadro ormonale, in particolare al disequilibrio estrogeni-androgeni che si verifica con il passare degli anni e all’incremento della conversione del testosterone, ad opera dell’enzima 5-alfa-reduttasi, in di-idrotestosterone (DHT), ormone attivo sulle cellule della ghiandola prostatica e responsabile del sua ingrossamento eccessivo. Inoltre, l’aumento dei casi di ipertrofia prostatica riscontrato negli ultimi decenni è imputabile all’impiego crescente di prodotti chimici sintetici e di ormoni steroidei nell’agricoltura e nell’allevamento.

L’APPROCCIO PER L’IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA si basa su 6 aspetti fondamentali:

  1. Agire per via sistemicacon un prodotto in grado contemporaneamente di apportare fitosteroli con la riconosciuta capacità di inibire l’enzima 5-alfa-reduttasi, favorire la minzione, attenuare l’infiammazione e contrastare i batteri eventualmente responsabili di infezione
  2. Correggere la disbiosi intestinaleattraverso integrazioni adeguate e dieta corretta
  3. Agire per via sistemica con l’integrazione di principi funzionali “afrodisiaci” favorenti il ripristino della funzionalità ormonale
  4. Apportare fitosteroli e zinco con la dieta (entrambi hanno un’azione di inibizione dell’enzima 5-alfa-reduttasi)
  5. Bere molto per diluire l’urinae assicurare una continua “pulizia” della ghiandola prostatica da eventuali patogeni che potrebbero dar luogo a complicazioni
  6. Consentire al corpo di autorafforzarsi modificando abitudini di stile di vita errato

Candida intestinale

La candidosi intestinale cronica è una sindrome complessa che si instaura quando miceti del genere Candida (nelle sue varie specie C. albicans, C. glabata, C. krusei, ecc.), fisiologicamente presenti, assieme a circa 400 specie di microrganismi benefici diversi, nell’apparato gastrointestinale, prendono il sopravvento sulla microflora, proliferando in modo eccessivo ed incontrollato e trasformandosi da miceti innocui ad invasivi e patogeni. La Candida è saprofita, in particolare si nutre dei residui che si formano in seguito al metabolismo dei carboidrati. In presenza di un sistema immunitario ben equilibrato, convive tranquillamente con l’individuo, abitando le mucose intestinali senza causare alcun disturbo (la Candida abita inoltre la cute e tutte le mucose, incluse quelle genitali).

In questa condizione si presenta sotto forma di lievito innocuo e non invasivo, caratterizzato da una conformazione a spore rotondeggianti raggruppate in minuscoli ammassi. è però dotata di dimorfismo: ha cioè la capacità di trasformarsi in un’altra forma, questa volta patogena ed invasiva. Infatti, in determinate condizioni, si ramifica sviluppando tentacoli (ife) che si intrecciano a formare complicati reticoli (micelio).

La Candida, proliferando, si trasforma in un micelio invasivo che riesce a creare dei varchi tra le cellule della mucosa intestinale consentendo il passaggio di cellule del micete, o di parti di esse, e delle numerosissime tossine da esso prodotte che, andando a diffondersi nell’intero organismo e portando allo sviluppo della cosidetta “sindrome da lievito”.

La candida quindi, partendo dall’eccessiva proliferazione intestinale, finisce con l’invadere tutto l’organismo, dando innesco a molteplici sintomi e disturbi, principalmente a carico degli apparati gastrointestinale, urogenitale e del sistema endocrino, nervoso e immunitario:

  • sintomi generali: stanchezza cronica, calo di energie, malessere generale, minore libido, forte desiderio di zuccheri e carboidrati
  • sintomi gastrointestinali: mughetto, gonfiore, crampi intestinali, prurito anale, diarrea/stipsi, etc.
  • disturbi dell’apparato urogenitale: vaginiti micotiche, cistiti, prostatiti
  • disturbi dell’apparato endocrino: disturbi legati al ciclo mestruale
  • disturbi del sistema nervoso: depressione, irritabilità, mancanza di concentrazione
  • disturbi del sistema immunitario: allergie, psoriasi, eczemi, tendenza ad ammalarsi di frequente.

Si ritiene che la proliferazione intestinale e sistemica della candida, unitamente all’intossicazione che ne consegue, siano all’origine della maggior parte delle problematiche di salute che affliggono la società occidentale. La ragione di ciò sta nel fatto che, danneggiando, con le sue ramificazioni, le pareti della mucosa intestinale, la Candida crea il presupposto per l’instaurarsi di intolleranze alimentari.

L’alterazione della permeabilità intestinale (intestino “colabrodo”) causata dalla Candida determina infatti il passaggio continuo, attraverso la mucosa, di macromolecole in digerite, tossine, antigeni. Lo stress immunitario e l’infiammazione cronica che ne conseguono (e che costituiscono il problema di fondo delle intolleranze alimentari) possono portare, nel tempo, all’instaurarsi dei sintomi e delle problematiche più disparate.

CAUSE E FATTORI PREDISPONENTI

In generale il passaggio, a livello intestinale, dalla forma innocua a quella invasiva (e la conseguente contaminazione delle mucose genitali), si verifica quando l’organismo è indebolito e perde la sua capacità di “controllo” sulla candida.

I fattori che inducono all’indebolimento delle difese sono molteplici: l’alimentazione squilibrata (ricca di cibi raffinati e povera di nutrienti), l’eccesso di alcool, il fumo, gli inquinanti ambientali ed alimentari, le amalgame dentarie al mercurio, lo stress, i vaccini, l’assunzione/abuso di farmaci (in particolare antibiotici, ma anche antinfiammatori e cortisonici), l’assunzione della pillola anticoncezionale; predisponenti sono anche patologie come il diabete e le condizioni immunodepressive (malattie autoimmuni, cancro, trattamenti di chemioterapia e radioterapia, ecc.).

Tra tutti, di particolare rilevanza è il ruolo pro-candida svolto dall’alimentazione ricca di carboidrati e di cibi raffinati. La dieta errata è, infatti, una delle maggiori cause di infezione da miceti. Questi organismi si cibano di zuccheri, come glucosio, fruttosio, lattosio, ecc., e di carboidrati raffinati, perciò un’alimentazione ricca di questi cibi ne favorisce lo sviluppo e la proliferazione, facilitando la trasformazione dalla forma innocua a quella patogena.

Se a tutto ciò si associa, come sempre più spesso accade, l’assunzione/abuso di antibiotici, che depauperano la flora fisiologica protettiva dell’intestino (costituita principalmente da lattobacilli), ecco che la candida può proliferare indisturbata, esponendo a continue recidive.

L’APPROCCIO PER LA CANDIDA INTESTINALE si basa su 4 aspetti fondamentali:

  1. Contrastare direttamente la candida a livello intestinalee contemporaneamentefavorire la ricolonizzazione della flora batterica intestinale fisiologica
  2. Ripristinare l’integrità della mucosa intestinale, unitamente ad ottimizzare il terreno intestinale, favorire il corretto metabolismo e la depurazione dell’organismo
  3. Seguire una dieta adeguata volta ad indebolire il fungo,privandolo dei suoi nutrienti fondamentali, a disintossicare l’organismo e a favorire l’eubiosi intestinale
  4. Consentire al corpo di autorafforzarsimodificando abitudini di stile di vita errato.